DAEDALUS
The Never Ending Illusion

Etichetta: ProgRock Records
Anno: 2009
Durata: 57 min
Genere: prog metal


Sempre più ricca, come quantità di band che si presentano sul mercato discografico, la scena progressive metal continua a sfornare un numero considerevole di lavori che, talvolta, mostrano un talento innegabile degno delle migliori uscite internazionali, ma molto spesso si perdono invece in soluzioni che, per quanto piacevoli da ascoltare, finiscono per non avere la giusta personalità per emergere dal mare magnum delle uscite mensili.
Viene spontaneo chiedersi, quindi, a quale categoria appartengano i Daedalus, formazione genovese nata all'alba del nuovo millennio e arrivata già ad un primo album nel 2003 ("Leading Far From A Mistake"), prima di accasarsi presso la florida scuderia della ProgRock Records. In tutta onestà devo dire che il nuovo "The Never Ending Illusion" si pone, come spesso accade, a metà strada tra i due estremi citati e quindi sta a voi decidere se il gruppo merita attenzione a seconda che vediate il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Iniziamo magari con i punti a favore del CD in questione: indubbiamente i Daedalus hanno il pregio di una scrittura molto elegante, che è sicuramente figlia dei Dream Theater più melodici, ma che evita nella maggior parte dei casi di perdersi in improbabili trame cervellotiche, pur senza rinunciare né all'elevata componente tecnica, né ad un intreccio dinamico e lontano dalle facilonerie troppo immediate.
Ne consegue una manciata di brani di buona fattura, composti con perizia e suonati ancora meglio grazie alla buonissima preparazione dei singoli musicisti. Un brano come "Perfect Smile", posto in apertura dopo la breve intro "Waiting For The Dawn" è un classico esempio di prog metal con riff nervosi, una forte attenzione alla melodia e un dialogo strumentale curato. C'è da dire, però, che sono altri i momenti in cui la band dà il meglio di sé: a mio parere funzionano molto di più episodi come "Life", ariosa e solare come sapevano essere i migliori Angra di André Matos; la ballad "Cold Embrace", che non inventa certo niente, ma sa toccare l'animo dell'ascoltatore con un arrangiamento delicato e un'atmosfera mesta e malinconica; per non parlare del vero gioiello dell'album, "Horizon In A Box", un brano strumentale di grande caratura che muta forma nei suoi sette minuti, lasciando che a dominare la scena ci sia la chitarra solista di Andrea Torretta, il cui stile è molto vicino a John Petrucci nei suoi momenti più emotivi e meno tamarri (il Petrucci più 'gilmouriano', insomma), con un tocco alla Brian May ad abbellire il tutto.
Fin qui le cose positive di questo "The Never Ending Illusion", ma ci sono anche cose che non mi convincono e purtroppo sono più d'una. Sinceramente il problema maggiore è una mancanza di un'identità propria, che rende l'ascolto un continuo rimando al manuale del perfetto prog metal: un compito portato a termine con dedizione ma dall'anima un po' troppo scolastica per fare la differenza. Lo so che non è facile essere originali e, anzi, ormai non lo si chiede nemmeno più, però un conto è rievocare i grandi del genere, un altro è restare imbrigliati in un mondo che, così com'è, ha già regalato i suoi capolavori e non si può fare a meno di negarlo. Oltre a questo, poi, mi pare di scorgere una certa mancanza di energia nei pezzi più veloci: non so, sarà che i brani che mi hanno convinto di più sono proprio quelli più soft ed eleganti, fatto sta che quando la band cerca di andare giù con maggiore cattiveria, mi pare che manchi qualcosa, un po' di convinzione in più magari. Niente da dire, invece, sulla realizzazione dell'album, che convince sia nella confezione (copertina e suoni sono di buonissima fattura), sia nell'esecuzione dei singoli musicisti.
Come dicevo, quindi, adesso sta a voi: non mi sentirete parlare di questo CD come un album da evitare, ma non me la sento di consigliarlo senza alcuna remora proprio per il rischio di stancare chi magari ha già una certa familiarità con le sonorità proposte dai Daedalus. Detto questo, se un buon disco prog, suonato bene e dotato di diversi momenti di pura raffinatezza, è tutto quello che cercate, allora non rischierete di sbagliare con questi ragazzi.
(Danny Boodman - Aprile 2009)

Voto: 7


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