CEBREN-KHAL
A Mass Of Despair

Etichetta: Bad Mood Man Records
Anno: 2010
Durata: 38 min
Genere: doom / gothic con influenze black


Sarà il freddo pungente dell'inverno, sarà l'umore malinconico dell'ultimo periodo, fatto sta che mi ritrovo con molto piacere a parlare di una promettente formazione francese, i Cebren-Khal, che si presentano a noi grazie al sempre ottimo lavoro della Bad Mood Man Records, con un breve ma intenso lavoro che va a raccoglie gran parte dell'eredità gothic/doom degli anni '90, con in più un tocco di black metal nella sua accezione più sinfonica e malinconica. Il risultato sono tre composizioni (per cinque tracce) che richiamano alla mente My Dying Bride, Katatonia, Novembers Doom ma anche i lontani Ever Eve (da quanto non mi ascolto il loro "Seasons" ndDanny Boodman) o i Cradle Of Filth di "Dusk... And Her Embrace" nei suoi momenti sinfonico/romantici. Insomma, come le migliori essenze si uniscono e fondono per dare vita ad un profumo unico, così questi musicisti riescono a non creare niente dal nulla ma, nonostante questo, a risultare personali e intelligenti nella loro rilettura del gothic-doom.
Dando uno sguardo più attento alla scaletta dell'album, troviamo come apertura una lunga composizione che si avvicina ai nove minuti di durata intitolata "Mortshaped": l'inizio è il più classico dei classici, con una campana a morto, lo scrosciare della pioggia, il rombo lontano del tuono e un tappeto di archi che introduce lentamente l'arpeggio di chitarra. Sì, lo ammetto, un po' stantio come immaginario, ma bisogna dire che, non appena il brano inizia il suo vero sviluppo, quella strana magia che avvolge questo particolare genere di musica inizia a fare effetto, così le chitarre si irrobustiscono, la sezione ritmica batte e pulsa a ritmo del sangue e le tastiere si allargano in quell'abbraccio che le rende un elemento importante e non secondario all'interno della musica. Un piccolo appunto invece si può fare al cantato, che pur essendo versatile e pieno di sfumature, troppo spesso si lancia in quel finto pianto che se non fatto alla perfezione finisce per essere un po' caricaturale. A circa due minuti dalla fine, poi, esplode la rabbia metallica: la batteria inizia a macinare senza sosta, le chitarre graffiano e la voce vira verso un classico growling di scuola death, dando così un ulteriore taglio alla composizione.
La seconda composizione, invece, è una suite divisa in tre parti (per la durata complessiva di circa 19 minuti) intitolata "The Lunar Tragedy" in cui possiamo sentire altri aspetti della musica del gruppo. Nella prima sezione, intitolata "The Parcae's Night In Sleepless", inizia ad aleggiare lo spettro dei Dimmu Borgir di "Enthrone Darkness Triumphant", lo stile vira sul black metal melodico, lasciando un po' da parte la componente doom, anche se, naturalmente, non mancano umori diversi, tra rallentamenti cupi e sinistri e aperture più epiche e magniloquenti. Dopo una coda di sole tastiere, i tempi rallentano e inizia "Mouroir, Mouroir, Suis-Je Le Plus Mort?", dove il doom dei My Dying Bride torna a dettar legge assieme alle splendide atmosfere degli Anathema di "Pentecost III": il risultato è ancora una volta convincente e veniamo quindi traghettati alla terza ed ultima parte, "Experience Of Downfall", che continua ad alternare momenti più rabbiosi e ferini ad altri più tristi e malinconici, con una marziale ed inarrestabile conclusione che avanza tra riff nervosi e un buonissimo lavoro di tastiere. Bisogna dire, comunque, che le tre sezioni funzionano molto bene se prese singolarmente, mentre devo dire che se si considera "The Lunar Tragedy" nella sua interezza la fluidità della suite non è delle migliori, tanto che, credo non a caso, anche nella tracklist ciascuna parte è una traccia separata del CD.
Forse l'episodio migliore, comunque, è "Where All Faith Is Lost", che musicalmente riprende un po' quanto detto per la precedente suite, con il suo stile mutevole e pieno di sfumature in grado di dipanarsi e riavvolgersi su tempi piuttosto lunghi (anche qui superiamo i dieci minuti di durata), ma le atmosfere sono ancora più evocative, l'equilibrio delle parti è migliore e il brano sembra in generale più maturo.
Per questa volta, quindi, voglio essere un po' di manica larga e dare un bell'otto a questo lavoro che mi ha convinto quasi nella sua interezza: ci sono sicuramente diversi aspetti su cui lavorare, cercando di evitare di cadere nel citazionismo e lavorando ancora di più sulla personalità, ma credo che i Cebren-Khal abbiano delle buonissime potenzialità e trattandosi di un album di debutto certe ingenuità sono perdonabili. Aspettiamo fiduciosi anche il prossimo lavoro.
(Danny Boodman - Dicembre 2010)

Voto: 8


Contatti:
Sito Cebren-Khal: http://www.myspace.com/cebrenkhal

Sito Bad Mood Man Records: http://www.myspace.com/badmoodman