BRUCE DICKINSON
Tattooed Millionaire
Etichetta: EMI
Anno: 1990
Durata: 43 min
Genere: hard rock/heavy metal
Dopo l'uscita di "Seventh Son Of A Seventh Son" e relativi tour
qualcosa forse si guastò in casa Iron Maiden, non fosse altro che per
l'abbandono di Adrian Smith, che decise di intraprendere la carriera
solista con gli A.S.A.P. (e poi con gli Psycho Motel). Bruce Dickinson
nel frattempo aveva partecipato alla colonna sonora del film "Nightmare
5" con il pezzo "Bring You Daughter... To The Slaughter", chiamando al
suo fianco una vecchia conoscenza come Janick Gers, chitarrista che
vantava esperienze con Ian Gillan, White Spirit ecc.
Bruce Dickinson volle però fare di più. Decise infatti di registrare un
disco tutto suo, senza venir meno agli impegni degli Iron Maiden,
sfruttando al massimo i momenti liberi che aveva.
Piccolo inciso: a causa della dipartita dell'ottimo Smith, gli
Iron erano alla ricerca di un chitarrista e la scelta ricadde proprio
sul buon Gers, che cambiò quindi di fatto la propria vita in pochi
mesi. Ma torniamo al Dickinson solista e al maggio del 1990 quando uscì
appunto questo disco intitolato "Tattooed Millionaire". Un disco senza
troppe pretese, si disse (giustamente). Una sorta di divertissement per
staccare un po' la spina. Può darsi, non voglio entrare in merito. Il
fatto è che questo album è sì lungi dall'essere un capolavoro ma è
anche un album che si riascolta con piacere dopo tanti anni.
Musicalmente siamo a cavallo tra l'hard rock (tanto) e l'heavy metal
(meno), cosa comunque abbastanza prevedibile visti i trascorsi di
Dickinson e Gers. In definitiva si può dire che il gioco riuscì bene.
"Son Of A Gun", posta in apertura, è ad esempio molto bella,
simile come struttura alla maideniana "Revelation" con il suo
alternarsi tra arpeggi e parti distorte.
"Tattooed Millionaire" è più americana e leggera nel riffing e
personalmente l'ho sempre trovata gradevole. "Born In '58" gioca sempre
sull'alternanza pulito/distorto e si rivela un bel pezzo,
autobiografico tra l'altro (Bruce Dickinson è del '58).
"Hell On Wheels" è invece trascinante, con la sua strofa alla
AC/DC e il ritornello più melodico ma comunque sempre "elettrico".
Bruce canta in maniera molto aggressiva anticipando per certi versi
quanto inizierà a fare nel suo gruppo principale con "No Prayer For The
Dying".
"Gypsy Road" è costruita su giri molto semplici, quasi scolastici ma
risulta piacevole e conferma che questo disco ha il suo punto di forza
proprio nella semplicità e nel suo non chiedere altro che non tre
quarti d'ora di divertimento e spensieratezza.
"Dive! Dive! Dive!" è un bel pezzo cadenzato e potente, con un
"ritornello" ideale per i concerti dal vivo e con un bel riffing
ritmato da parte di Gers. Ottima poi la rilettura di "All The Young
Dudes" (David Bowie), gran bella canzone con un giro iniziale di
chitarra che fa oramai parte dei classici del rock. Fu girato anche un
video che passava spesso su Videomusic...
A questo punto il disco cala un po' con la mediocre "Lickin' The
Gun" che si ricorda solo per il suo martellante riff alla AC/DC e per
un Bruce Dickinson che si rincorre troppo sulla strofa (e anche sul
ritornello). Anche "Zulu Lulu" prosegue sulla stessa falsariga,
orecchiabilissimo il chorus ma il pezzo non è un granchè...
A chiudere "No Lies", costruito frettolosamente attorno ad un
ritornello scritto appositamente per far cantare "Oh-Oh-Oh-Ooooh" dal
vivo.
Oltre a Bruce e Janick su questo disco suonano il bassista Andy
Carr e il batterista italiano emigrato a Londra Fabio Del Rio,
all'epoca nei Jagged Edge.
Riascoltando questo disco sono tornato veramente al 1990, a
Schillaci e le notti magiche, all'inizio dei conflitti Iraq-Kuwait-USA
e alla guerra nel golfo. Musicalmente poi, in campo metal e affini, il
thrash si apprestava lasciare gli ultimi segni veramente importanti, il
grunge - ma non si chiamava così- e la Sub Pop iniziavano la loro
ascesa e c'era un grosso fermento per quanto riguardava melting-pot e
contaminazioni varie funk-rap-metal ecc. Gli Iron Maiden usciranno a
ottobre, se non ricordo male, con "No Prayer For The Dying", niente di
chè...
Bruce Dickinson continuerà la sua avventura da solista dopo
l'uscita dagli Iron Maiden con album anche molto diversi tra loro, vedi
"Balls To Picasso", il sottovalutatissimo "Skunkworks", il ritorno a
sonorità più classiche con l'ottimo "Accidenth Of Birth" (dove
collaborerà nuovamente con Adrian Smith), ecc. ecc. Poi nel 2000 il
rientro negli Iron Maiden, un gruppo che sembra vivere oggi una seconda
(o terza) giovinezza e che almeno dal vivo riesce ancora a fornire
ottime prestazioni.
In conclusione non certo un disco da cercare a tutti i costi, però
riascoltato a diciotto anni dalla sua uscita rende ancora piuttosto
bene e questa, indipendentemente da tutti i discorsi che si possono
fare, è la cosa più importante.
(Linho - Agosto 2008)
Voto: 7