BLUE DEERS
A Little Low Dry Garret

Etichetta: Trazeroeuno
Anno: 2009
Durata: 55 min
Genere: doom


Avevo già avuto modo di ascoltare i Blue Deers all'epoca del loro primo demo autointitolato e, pur non essendo rimasto totalmente rapito dalla musica di questa band di Volterra, ero convinto che ci sarebbero state evoluzioni interessanti per il futuro. Così ecco che la band, oltre a continuare la sua collaborazione con la Cuckold Prod, è approdata nella scuderia della Trazeroeuno, etichetta che più di ogni altra sembrerebbe il luogo ideale per una realtà come quella dei Blue Deers che, ricordiamo, fonde il doom metal con il drone e sprazzi di elettronica spaziale. Il risultato è questo primo full-length intitolato "A Little Low Dry Garret", presentato con la solita grafica ineccepibile di Tryfar e un packaging curato sotto ogni dettaglio: il rosso domina come colore primario e lo stile grafico è molto elegante.
Musicalmente questo nuovo CD rappresenta un bel passo avanti per i Blue Deers, che hanno sicuramente affinato le loro doti compositive, mantenendo lo stile personale che già li contraddistingueva. "Etyope", posta in apertura, mostra già bene quelle che saranno le coordinate stilistiche dell'album: suoni dilatati, esplosi, che si allargano come le onde di una gigantesca deflagrazione verso i confini dell'universo. Rumori di fondo disturbano il silenzio, mentre gli strumenti si intersecano in arpeggi e ritmi ossessivi. Niente parole, perché nel vuoto non servono, ma solo la stratificazione di suoni lontani e cristallizzati, che di tanto in tanto si risvegliano dal torpore per scrollarsi in scatti nervosi di energia elettrica.
"...And Red And Black Mud", invece, sembra dare più forza proprio a quest'ultima caratteristica, muovendosi come un lento mastodonte che però pare inarrestabile nel suo cammino, frantumando quello che si pone sulla sua strada; poi però tutto si tranquillizza e ancora una volta si torna al torpore e al galleggiare privo di gravità immerso nel vuoto. D'altra parte i Blue Deers ci regalano spesso composizioni molto lunghe, sugli otto minuti di durata, e quindi non è facile fermarsi su strutture ricorrenti, visto che i brani mutano spesso nel loro evolversi.
Per esempio nel corso dell'album vi imbatterete in una composizione esoterica come "Sha Naqba Imuru", con litanie misteriose declamate su un tappeto noise; ma poi arriverà "Diane" e vedrete l'onda musicale crescere e crescere fino a raggiungere il punto di rottura per poi frantumarsi, in una cascata di cocci. Ed è proprio lì, in questa distesa di macerie, tra lo stridio del ferro e il picchiettare del vetro in pezzi che si sviluppa la splendida "Genista", delicato e malinconico barlume di ricordi e nostalgia, con poche note che si intrecciano nel silenzio che segue le grandi tragedie.
Chiude l'album la lunghissima "H", con i suoi quattordici minuti che iniziano forse nella maniera più melodica (almeno rispetto alle altre composizioni), ma poi si trasformano in una lunghissima coda di suoni lontani, ora graffianti, ora sinistri, che ricostruiscono una melodia sempre più frammentata e rovinata, come una città abbandonata da secoli.
Insomma, non posso che essere contento della crescita artistica dei Blue Deers e spero che questo percorso possa continuare, sempre in positivo, verso mete ancora inesplorate, lontani e piene di misterioso fascino.
(Danny Boodman - Giugno 2009)

Voto: 7.5


Contatti:
Mail Blue Deers: neverseendeerinvietnam@yahoo.com
Sito Blue Deers: http://www.myspace.com/bluedeers

Sito Cuckold Prod: http://cuckoldprod.altervista.org/

Sito Trazeroeuno Records: http://www.trazeroeuno.org/