BETOKEN
Dead Soul Insomnia
Etichetta: Old Ones Records
Anno: 2006
Durata: 53 min
Genere: heavy power
Betoken. Sulla carta, la band ha un sacco di nomi più o meno blasonati
dalle sua parte. Nel metal italiano, Drakkar e Beholder qualcosa hanno
fatto, e quindi perchè non fondersi sotto una nuova bandiera e proporre
musica ancora una volta sul genere power heavy classic (barba) metal?
Qui troverete tutto quel che serve per non andare avanti di un
millimetro nell'evoluzione musicale metal del nostro paese. Chitarre
ben prodotte e taglienti quanto bastano, riff ultra compatti,
contornati da un drumming sempre
preciso, veloce (di rado) o lento/cadenzato a secondo degli umori del
pezzo. Voce maschile medio alta (non troppo) e controcori fatti da una
cantante ovviamente impostata per quelle tonalità non troppo facili.
Il CD è composto da ben sedici pezzi: quasi sembrerebbe una lunga
e unica suite divisa in tanti movimenti. In realtà non finiscono una
dentro l'altra, e vengono così allontanante le classiche tentazioni da
prog-opera.
Tastiere con chitarre da riff killer introducono "Don't Let You
Die", canzone molto vicina ai nuovi Labyrinth: che dire, se amaste il
power-prog "nostrano" non potrete che innamorarvi dei tempacci che da
veloci passano a cadenzati, e delle svariate melodie che colorano la
canzone. Purtroppo tutto ciò non mi impressiona più come un tempo e
lascio correre, senza sobbalzare.
Le successive "This Is The Game" e "...And The Pain Will Be Grave",
smussano un po' gli angoli del power per passare ad un prog che mi ha
ricordato i Fates Warning meno prolissi e progressivi. Sempre buone le
tastiere che danno un non sò che di tetro. Sommando il buon groove di
basso e la voce alta della cantante, la band sembra aver trovato la
propria strada: sgomitando tra il già sentito e il molto personale, il
gruppo ci dona un connubbio che accontenterà un po' tutti, almeno per
metà.
Ho notato, durante l'ascolto del dischetto di plastica (il CD...
che credevate!) che fortunatamente la band resta sempre ancorata a
tempi medio lenti senza mettere il pilota automatico alla doppia cassa.
Una cosa gradita, anche se visto il genere proposto si rischia di non
toccare mai la principale peculiarità del genere power, ovvero la
velocità combinata alla melodia.
"Alone" non è un gran pezzo, diciamolo, ha troppo di gia sentito e "No
Fear", la successiva, oltre alla buona cavalcata non và al di là di una
canzone mediocre.
Noto che la voce del cantante principale tende sempre e troppo a
rimanere sulla stessa tonalità; toni medio bassi, è raro che salga
all'unisono con la Eva (la cantante). Sarebbe stato interessante.
La staticità, cosa che speravo si esaurisse nel giro di qualche
pezzo, resta a discapito dell'ascoltatore. Molte volte mi chiedo se il
pezzo non assomigli troppo al precedente; non saprei, saranno quei riff
un po' troppo uguali e la linearità dei tempi, che mi imprigionano in
una gabbia di deja vù.
"They Come To Show Us The Way", inizialmente, sembra avere
qualcosa in più rispetto le altre, e forse è vero. Innanzi tutto è
cantata interamente da Eva, e poi è un attimo più veloce rispetto le
altre. Insomma un piacevole risveglio, visto che la monotonia purtroppo
dilaga. Buoni i riff e le melodie, cosa che fin ora non ha comunque mai
dato segni di cedimento.
Purtroppo credo che la colpa non sia della musica in sé: infatti per
quanto sia a volte un po' ripetitiva, credo che la maggior indiziata
sia la voce principale, troppo poco personale e mai incisiva. Insomma
il compitino è fatto alla perfezione ma non sento "vivere" il pezzo,
non sento il trasporto del cantato, troppo recitato, troppo perbenista.
Ecco finalmente cosa servirebbe al gruppo per far breccia anche
nel cuore dei kids più oltranzisti: un cantato più vivo e animato da
passione e voglia di dire qualcosa tramite il testo. Detesto criticare
band italiane, perchè sono convinto che se noi italiani ci mettessimo
veramente d'impegno avremmo veramente tanto da dire, nel campo
musicale. Si vedano per esempio Eldricth, Wine Spirit due grandissime
band molto, forse troppo sottovalutate o i Rhapsody, che per quanto
possano essere odiati (solo ovviamente da noi italiani...), ci sanno
veramente fare... sono finiti pure sotto l'ala dei Manowar.
Insomma per concludere, questo è un CD non da buttare via, anzi molto è
salvabile, ma non raggiunge la mia completa approvazione... che dire? De gustibus, non disputandum est.
(Hellcat - Gennaio 2007)
Voto: 6.5
Contatti:
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Sito Betoken: http://www.betoken.it/
Sito Old Ones Records: http://www.old-ones.net/