BABYLON MYSTERY ORCHESTRA
The Godless, The Godforsaken And The God Damned

Etichetta: autoprodotto
Anno: 2010
Durata: 60 min
Genere: gothic/doom metal


Avevo già conosciuto l'opera di Sidney Allen Johnson, in arte Babylon Mystery Orchestra, e il suo pensiero politicamente scorretto nel precedente "Axis Of Evil", dove il musicista mostrava il suo desiderio di mettere in musica tutta una serie di teorie religiose, politiche e sociali. Il problema sostanziale, però, era che il messaggio prendeva il sopravvento su tutto, lasciando una struttura musicale basilare e poco ispirata a fare da veicolo.
Bene, da allora Sidney Allen Johnson non si è spostato di un centimetro e questo nuovo lavoro è la naturale prosecuzione di quanto fatto in passato: così se in "Axis Of Evil" il nostro si vestiva da cavaliere medievale, adesso è passato all'uniforme da soldato della guerra civile americana, con il fucile in una mano e la Bibbia nell'altra. Sì, perchè Johnson in questo lavoro si scaglia senza remore a difesa dei valori più tradizionalisti della cultura americana, con un approccio che definire conservatore è poco, contro tutto e tutti, dall'attuale Presidente degli Stati Uniti, fino agli abortisti, passando per lo starsystem, il riscaldamento globale, Che Guevara e l'eguaglianza sociale. Insomma, una vera e propria invettiva ideologica su fronti diversissimi che però, come già dicevo nella mia precedente recensione, non può e non deve essere l'oggetto di questo scritto. Per tutto quello, se mai vi interessasse, andate a visitare il sito che trovate in fondo, mentre noi ci limitiamo a parlare di musica, dove, ahimé, c'è poco da salvare.
Lo stile di Johnson è una sorta di ibrido tra gothic e doom che, però, nonostante la difficile collocazione all'interno dei canoni stabiliti del genere, risulta di una piattezza enorme: la batteria (elettronica) si limita appena appena a tenere il tempo, le chitarre si cimentano in un corredo di riff elementari e privi di mordente, mentre la voce atona e artefatta declama queste invettive in uno stile sempre uguale a sé stesso. E che dire degli assoli? Raffazzonati, suonati male e caracollanti a causa della capacità tecniche limitate dell'autore... Il risultato sono dodici composizioni nemmeno troppo lunghe, ma mortalmente noiose, che di per sé si esaurirebbero entro il primo minuto, ma che si trascinano stancamente fino a punte di sette minuti solo ed esclusivamente per veicolare il messaggio del testo.
Difficile citarvi un brano piuttosto che un altro, visto che si assomigliano tutti tantissimo con un'unica eccezione, "You're On Your Own This Time", dove si sentono delle chitarre acustiche che danno un approccio più delicato al brano. Peccato che il cantato sia esattamente identico alle altre canzoni. Qualche riff leggermente più dinamico si sente nell'iniziale "Catspaw" e in "Benai Elohim", ma basterebbe ascoltare "The Twelfth Imam" per cadere nello sconforto: un riff ripetuto a smozziconi per sette minuti e messo in chiusura dopo quasi sessanta minuti di monotonia. Una cosa improponibile.
Insomma, la conclusione è la stessa espressa in passato: se lo scopo di Sidney Alle Johnson è veicolare un messaggio testuale, per carità, lo faccia pure in totale libertà; scriva un libro, un saggio, cerchi uno spazio sui media, un programma radio, dei convegni, quello che vorrà, ma se la scelta è quella di usare il medium musicale, allora mi spiace ma ci vuole cura negli arrangiamenti, dinamismo, capacità di scrittura, di sintesi e tutti gli altri strumenti fondamentali per chi compone. Purtroppo ancora una volta non è stato così, quindi questa volta ad una sufficienza regalata non ci arrivo.
(Danny Boodman - Agosto 2010)

Voto: 5.5


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