AS LIGHT DIES
Ars Subtilior From Within The Cage

Etichetta: Bad Mood Man Records
Anno: 2010
Durata: 57 min
Genere: avantgarde


O mio dio, sono tornati i paladini dell'eclectic mineral! So che per molti di voi il nome degli As Light Dies non dirà niente, ma per il sottoscritto questo nome è stampato a lettere di fuoco nella memoria grazie al loro precedente lavoro, recensito proprio su queste pagine. Sfortunatamente non posso dire che i miei ricordi siano strettamente musicali o artistici, visto che la cosa che mi aveva colpito era la filosofia del gruppo si basava su una corrente da loro chiamata 'eclectic mineral', ben spiegata in un manifesto dove si espletava la loro assoluta superiorità mentale e artistica rispetto a noi plebaglia che non capiamo niente. Comunque, vi rimando alla mia recensione se vi interessa approfondire il discorso.
Quello che conta adesso, invece, è il loro secondo lavoro, "Ars Subtilior From Within The Cage", pubblicato non più dalla Mondongo Canibale, bensì dall'etichetta da me molto apprezzata Bad Mood Man. Ammetto che quando ho saputo del cambio di etichetta mi sono un po' preoccupato, in quanto di solito nella piccola label russa non sbagliano un colpo e, francamente, gli As Light Dies non mi avevano affatto convinto: questi spagnoli, infatti, mischiavano una enorme quantità di generi, in un puzzle caotico e francamente privo di un disegno logico, che loro naturalmente definivano come genio puro, difficile da capire da sempliciotti come il sottoscritto. Personalmente, invece, sono molto attratto dai generi più estrosi, ma bisogna stare attenti a non bollare tutto ciò che esce dagli schemi come frutto di sperimentazione, quando spesso invece si tratta di tentativi maldestri che si rivelano un pasticcio.
Per fortuna questa volta è andata meglio e vi posso dire che "Ars Subtilior From Within The Cage", pur non raggiungendo la genialità sbandierata nei comunicati altisonanti della band, segna un netto passo avanti rispetto al passato. La band è ancora lanciata su un sentiero di eclettismo assoluto, mischiando forse ancora più generi che in passato, ma adesso inizia a intravedersi un progetto che non sia semplicemente la volontà di stupire appiccicando fra loro parti slegate; questa volta i brani, diversissimi tra loro, funzionano abbastanza bene, diventando ciascuno un microcosmo a sè stante. Abbiamo, così, "The Very End" che si configura come una classica introduzione sinfonica dai toni oscuri, mentre "The Disinherited" si riaggancia maggiormente allo stile del passato, con un metal estremo che potremmo definire con il termine avantgarde, tra sfuriate aggressive, lamentosi passaggi di violino (protagonista principale in gran parte delle composizioni) e momenti di pura dissonanza.
Si continua su mondi diversi anche con "Le Nebuleux Sentier", decisamente più melodica e ariosa, addolcita anche dall'uso della lingua francese, che mostra finalmente come si possa creare un album variegato anche senza dover sempre destrutturare la forma canzone; mentre con "Die Letzte Fuge Vor Der Flucht" si tocca il territorio più lontano dal metal, visto che qui il nume tutelare sembra essere Bach: si tratta infatti di una composizione per organo a canne suonata e registrata con l'organo della cattedrale di Alcalà De Henares di Madrid.
Non troverete davvero due brani uguali tra loro in tutto l'album, dalle divagazioni dal sapore folk di "Trapped In Flesh", che lascia spazio al flauto, alle chitarre acustiche e a piacevoli intrecci di voci pulite (maschile e femminile), passando per l'intermezzo pianistico di "Yearning The Blissful Moments (Standing Upon The Ruins)", fino alla lunga "Sombra Y Silencio" cantata ottimamente dalla brava Mar Del Valle, che ci regala il brano migliore del lotto grazie ad una performance languida, avvolgente e piena di calore.
Insomma, passi avanti se ne sono fatti e di questo siamo contenti: bisogna anche ammettere però che finora mi sono soffermato sui punti in cui la band è migliorata ma, come ho premesso all'inizio, ancora di cose da sistemare ce ne sono. Per esempio ancora la band si ostina a lavorare con una massa sonora imponente che se snellita da diversi pesi funzionerebbe molto meglio, tant'è che un brano francamente non esaltante come "Insignificant Among Insignificance" con i suoi undici minuti di durata finisce per essere un mattone difficile da digerire. Allo stesso modo, pur con i miglioramenti citati in questo senso, ancora si percepisce una eccessiva volontà di stupire che risulta essere un po' troppo frutto di artificio che di vera spinta espressiva. O perlomeno questo è quello che ho percepito io.
Infine voglio concludere con due brevi note, una puramente tecnica e l'altra di buongusto: la prima riguarda la produzione ottimamente curata da Dan Swano assieme al cantante/chitarrista della band Oscar Martin, che effettivamente aggiunge qualcosa in più al risultato finale; la seconda si riallaccia a questo benedetto discorso della superiorità culturale del gruppo, della loro arte elitaria e via dicendo: se leggete il libretto del CD, infatti, le ultimissime righe, riferendosi come la volta scorsa a chi li ha attaccati cercando di metter loro il classico bastone tra le ruote, si chiudono con un virgolettato che recita così: 'Voi non potete capirmi, come immaginavo. Non mi aspettavo che lo faceste. Non ne siete capaci. Sono al di là della vostra esperienza. Sono al di là del bene e del male'. Ecco, dai, lasciate che a dirlo siano gli altri...
(Danny Boodman - Settembre 2010)

Voto: 7


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