ANGELIZE
City Of Innocence
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2009
Durata: 49 min
Genere: gothic metal
La nascita del progetto Angelize incomincia nel 2000, con l'incontro
tra i chitarristi Filippo Oneda e Stefano Bologni; in tre anni i due
completano la line up e danno alle stampe il debutto "Light Of A Dying
Star", ma ben presto qualcosa si rompe negli equilibri del gruppo e
così la formazione viene rimaneggiata e ai due chitarristi si
aggiungono Giuseppe Platto (tastiere, piano e growl) e il cantante
Giulio Lana. Iniziano così i lavori per "City Of Innocence", che viene
completato anche grazie all'aiuto di musicisti esterni come Alessandro
Bissa alla batteria, Chiara Vezzani alla voce, Roberto Rossi al sax e
Diego Tininini alle percussioni.
Eccoci quindi a parlare finalmente di "City Of Innocence", un album che
ha sicuramente molti spunti di riflessione e molte idee: all'interno di
quest'opera, infatti, il gruppo condensa tutte le sue influenze,
partendo da una matrice di stampo gothic e costruendo su di essa
canzoni che cercano di uscire dai confini del genere. Il tutto
funzionerà? Ad essere onesto non posso dire di essere contento del
risultato finale perché, a mio avviso, ci sono davvero tante cose da
sistemare, nonostante le buone idee di fondo.
Il disco di apre con una introduzione di tastiere e pianoforte, che
indicano subito l'importanza di Platto nell'economia finale del gruppo;
poi arriva "In A Darkland?" e qui si iniziano a vedere subito
tentennamenti: innanzitutto non sono riuscito a farmi piacere la prova
vocale di Giulio Lana, sia per il suo stile un po' stucchevole che mi
sembra poco naturale, ma anche per l'inglese zoppicante che purtroppo
non è secondario se si vuole essere professionali e internazionali.
Anche il brano, di per sé, non mi sembra eccezionale e lavora sugli
stilemi classici del genere, anche se devo dire che l'assolo di sax è
stata una buona idea e dà un tocco di freschezza al tutto. Buono anche
l'uso del piano di Platto che si dimostra efficace in tutto il CD.
"The Torn Angels' Choir", invece, vede l'intervento di Chiara Vezzani
che aggiunge il terzo, immancabile stile vocale, ovvero la voce
femminile cristallina e angelicata che duetta con il growling di
Platto. Anche questo brano ha qualche buono spunto, come gli intrecci
di chitarra sul finale, ma in generale la scrittura mi pare ancora
molto acerba e sinceramente non riesco a sentire quella poesia che
invece il genere richiederebbe.
Migliore "Bandja Eilos", un brano più dinamico e curioso sia per l'uso
della lingua (slava?), sia per un livello compositivo più elevato;
mentre con "Land Of Dream" la band si lascia tentare dal ritornello
catchy, strizzando l'occhio al power metal con voce femminile.
Un altro episodio abbastanza riuscito mi sembra "Rotten Clouds" e anche
qui a fare la differenza è il dinamismo di una band che, pur con i suoi
difetti, cerca per lo meno di costruire delle composizioni articolate.
Un altro paio di brani ("The Prophecy" e "Dark Marriage") scorrono
senza grandi sussulti e poi si arriva a "City Of Innocence", un lento
per pianoforte che vede tornare il sax di Roberto Rossi. Un bel pezzo,
pur con qualche tentennamento di troppo del cantante. Chiude il CD
"Left Outside Alone", un brano di Anastacia, metallizzato per
l'occasione. Un semplice divertissement che non aggiunge e non toglie
niente al giudizio finale sull'album.
Insomma, per ora è ancora presto per salire oltre la sufficienza: buone
idee ci sono ma ancora non riescono a tradursi in un'opera compiuta ed
efficace.
(Danny Boodman - Ottobre 2009)
Voto: 6
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