AKASHA PROJECT
H² The Quantum Music Of Hydrogen

Etichetta: Klangwirkstoff Records
Anno: 2010
Durata: 77 min
Genere: ambient


Qualche giorno fa, scrivendo la recensione di B. Ashra che potete leggere qui su Shapeless, mi ero trovato parecchio in difficoltà nel parlare di un'opera che, sostanzialmente, era uno strumento di accompagnamento per meditazioni orientali. Bene, rispetto a questo testo che sto per scrivere, il precedente è stata una passeggiata di salute. Sì, perchè se in "Om Meditation" si parlava di buddhismo, qui passiamo direttamente alla fisica quantistica! Insomma, abbiate pietà, ma i miei studi accademici sono totalmente umanistici e quindi dovrete accontentarvi di quello che riuscirò a dirvi di questo difficilissimo album.
Se non ho capito male, infatti, questo compositore tedesco, Barnim A. Schultze, ispirandosi ad un lavoro del 1999 ad opera del matematico/musicologo Hans Cousto e alla teoria dell'ottava cosmica, ha sviluppato questo lavoro, che non è altro che la trasposizione musicale dello spettro atomico dell'idrogeno. E spero di non aver detto un'eresia, perchè a conti fatti non so bene di cosa si parli: anzi, proprio per non lanciarmi in figuracce epiche, vi invito a visitare i siti che trovate tra i contatti, dove molte cose sono spiegate in maniera più o meno chiara.
Comunque, quello che capisco e che è sicuramente affascinante è che questo CD si è autocomposto, è una manifestazione del mondo, è un modo per percepire l'invisibile, come se stessimo ascoltando la musica delle sfere celesti. Non so cosa ne pensiate voi, ma questo concetto è una cosa che mi lascia addosso un sentimento di grande stupore, perfino di reverenza. Cosa posso fare, io? Mi metto a giudicare la capacità di scrittura dell'atomo di idrogeno? Questo è un altro lavoro che non può essere valutato, ma semplicemente è. Un fenomeno fisico, tradotto in suoni invece che formule matematiche. Che poi l'ascolto sia, a mio parere, un tedio assoluto, soprattutto vista la durata mastodontica di 77 minuti, è un dato assolutamente accessorio e soggettivo e lo aggiungo solo per sincerità.
Cosa ascolterete, quindi? Qui troviamo sei tracce, di durata molto diversa: "Balmer", di sette minuti, è una sorta di lento pizzicare di corde, apparentemente senza un senso melodico, come fossero note a caso, se non fosse che sono sicuro che a caso non sono; i 35 minuti di "Quantality part 01" e i 13 di "Quantality part 02" si avvicinano più all'ambient pura, con suoni eterei, liquefatti e dilatatissimi; "Crystalization", come dice il nome stesso, sembra un lampadario di cristallo scosso da una lieve brezza, su una velata base cupa e monocorde; "Infinite Border" è poco più che un'unica nota (nota?) costante, mentre "Spin Prepared Piano" fa ancora tintinnare gocce di suoni ed echi lontani. Il tutto è molto oscuro, opprimente e lascia spesso un senso di vuoto e solitudine.
Detto questo, ripeto, ogni tentativo di giudizio è insensato: qui c'è sostanzialmente un esperimento a metà tra la fisica, la matematica e la musicologia. Niente musica, niente arte compositiva (sebbene le scelte fatte da Schultze sull'uso dei suoni e dell'elettronica siano sicuramente dettate dal suo gusto artistico), solo la fredda oggettiva osservazione scientifica di un fatto. E come tale lo riporto a voi senza aggiungere altro.
(Danny Boodman - Giugno 2010)

Voto: s.v.


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