A DREAM OF POE
Lady Of Shalott
(MCD)
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2010
Durata: 36 min
Genere: gothic doom
Dietro al suggestivo nome di A Dream Of Poe si nasconde un unico
polistrumentista proveniente dalle Isole Azzorre, Miguel Santos, che ha
dato vita a questo progetto nel 2005, dedicandosi così ad un gothic
doom dalle tinte malinconiche e romantiche, sia nelle musiche che nei
testi. Non sono molte le pubblicazioni a nome A Dream Of Poe e sembra
davvero che Miguel si diverta a centellinare le proprie uscite,
partendo con un primo demo, "Delirium Tremens", pubblicato nel 2006,
seguito poi nel 2008 da uno strano live album realizzato registrando
una performance in un festival organizzato dallo stesso Santos. Nel
2009 tocca ad un primo MCD, "Sorrow For The Lost Lenore", per poi
arrivare a questo nuovo "Lady Of Shalott". Insomma, in quattro anni di
attività abbiamo un demo, un live album pubblicato prima ancora di un
full-length ufficiale, un MCD di cinque pezzi (due delle quali
oltretutto sono cover) e adesso questa ultima fatica: si tratterà di
qualcosa di sostanzioso? Ebbene, no. Con calma entreremo nel merito del
lato artistico di "Lady Of Shalott", ma vale la pena sottolineare come
la mia impressione, guardando puramente al contenuto del CD, è che si
potesse fare molto di più e mi spiego meglio: in questo nuovo lavoro
Miguel Santos inserisce cinque tracce per un totale di 36 minuti di
musica, di questi solo 8 possono essere considerati come il lavoro
inedito e originale firmato A Dream Of Poe, mentre il resto serve
fondamentalmente a riempire spazio. Dopo gli iniziali otto minuti della
title-track, infatti, ci troviamo ad ascoltare nuovamente lo stesso
brano in versione breve (solo 5 minuti e mezzo); poi una cover dei Cure
intitolata "If Only Tonight We Could Sleep" e altri due brani,
"Laudanum" e "Whispers Of Osiris", che erano stati già pubblicati nel
precedente MCD e che qui ritroviamo remixati e rimasterizzati per
l'occasione. Davvero troppo poco perchè si possa pensare di sborsare
dei soldi in un acquisto del genere.
Detto questo accantoniamo l'argomento e passiamo all'ascolto.
Naturalmente la parte più interessante è proprio "Lady Of Shalott",
ispirata al bellissimo poema del 1833 di Lord Alfred Tennyson: la
musica composta e suonata da Santos si ispira al lento gothic doom di
matrice inglese, guarda con ammirazione ai My Dying Bride ma non
dimentica anche la scuola scandinava che ha dato tanto al genere. "Lady
Of Shalott" è un brano malinconico e avvolgente, ben equilibrato tra
riff corposi e languide melodie che non diventano mai troppo estreme e
si lasciano avvicinare anche dagli animi più legati ad una certa
raffinatezza di suoni. Molto buona anche la performance di Joao Melo
che si occupa delle parti vocali: convincente sia nelle parti di voce
pulita che nel classico growl doom death.
Dopo l'inutile 'short version' di "Lady Of Shalott" tocca a "If
Only Tonight We Could Sleep", cover dei Cure qui proposta ovviamente in
chiave doom: che dire, l'originale resta inarrivabile, ma bisogna dare
atto al duo di essere riuscito a dare un taglio personale al tutto,
calando il brano nell'atmosfera generale dell'album.
Infine abbiamo "Laudanum" e "Whispers Of Osiris", riproposizione di due
brani già inseriti in "Sorrow For The Lost Lenore": l'ascolto di questi
brani diventa interessante più che altro per vedere il percordo
effettuato da Santos nella sua crescita artistica. Effettivamente la
differenza si sente: qui le melodie sono molto più standard e si
percepisce la stessa raffinatezza ed eleganza che traspare in "Lady Of
Shalott", sebbene le coordinate sonore siano praticamente le stesse.
Oltretutto qui le parti vocali erano affidate ad un altro cantante,
Paulo Pacheco, che era decisamente meno dotato di Joao Melo sotto ogni
punto di vista, sia tecnico che interpretativo.
Insomma se invece di questo dischetto assemblato male ci fosse
stato un vero album tutto sulla falsa riga di "Lady Of Shalott" il voto
sarebbe stato molto più alto, ma francamente un solo brano davvero
interessante su cinque mi sembra davvero troppo poco per andare oltre
una sufficienza abbondante. Ora, però, basta cincischiare, vogliamo un
album vero!
(Danny Boodman - Dicembre 2010)
Voto: 6.5
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