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Rising Of Yog-Sothoth : Tribute To Thergothon
(2 x CD)
Etichetta: Solitude Prod.
Anno: 2009
Durata: CD 1: 67 min / CD 2: 53 min
Genere: funeral doom/vari
Finalmente è arrivato. Un'etichetta come la russa Solitude, da anni
portabandiera del metal più lento ed opprimente, non poteva non
celebrare i pionieri del funeral doom, i Thergothon. Ecco dunque il
tributo al gruppo finlandese, un mastodontico doppio CD corredato da
una grafica bellissima, funerea come da copione. La copertina, dai
colori grigio/neri, ci mostra uno scheletro, in una di quelle classiche
raffigurazioni tipiche delle chiese o dei cimiteri di una volta. Il
libretto, di dodici pagine (dallo sfondo più chiaro, che imita la
pergamena) contiene tutte le informazioni relative ai gruppi che hanno
partecipato all'iniziativa: per ogni band, sono riportati la
provenienza geografica, la formazione ed i contatti. In un'ultima
pagina l'etichetta ha voluto anche spiegare il senso di questa
pubblicazione, e la frase più significativa è la seguente: "Speriamo che questa musica non finisca mai, e che continui a trovare nuovi adepti".
Di conseguenza, questo tributo ai Thergothon è anche un atto d'amore
verso un genere musicale di nicchia, che non ha mai attirato un gruppo
numeroso di ascoltatori, ma che ha sempre saputo affascinare le anime
più depresse.
Prima di iniziare la recensione, preferisco comunque spiegare
brevemente chi siano questi Thergothon, dato che a parer mio si tratta
di uno dei gruppi più citati ma meno ascoltati in assoluto. I
Thergothon si sono formati nel 1990 in Finlandia, grazie all'iniziativa
di alcuni giovani musicisti: Niko Sirkiä (voce, tastiera), Mikko
Ruotsalainen (chitarra), Sami Kaveri (chitarra) e Jori Sjöroos
(batteria, chitarra, voce). Il gruppo ha esordito nel 1991 col demo
"Fhtagn-Nagh Yog-Sothoth", ed ha pubblicato per la Obscure Plasma il
suo debut-album "Stream From The Heaven" nel 1994. In seguito, si sono
perse le tracce della band, dato che i musicisti hanno preferito
proseguire le proprie carriere con altri progetti musicali (This Empty
Flow, PMMP e così via). Nonostante la loro breve esistenza, i
Thergothon hanno comunque posto le basi di quello che più tardi verrà
definito funeral doom: un doom/death lentissimo, opprimente,
soffocante, dalle ritmiche gravi, all'apparenza eterne.
Passiamo dunque al commento di questo tributo, partendo dal primo CD,
chiamato "Volume 1". Ad aprire le danze ci pensano gli americani
Asunder (http://www.asunder.info/),
con la loro versione di "Who Rides The Astral Wings". Il sestetto di
Oakland ci regala un onesto esempio di funeral doom, ligio ai canoni
del genere ed assolutamente privo di qualunque velleità sperimentale.
Attraverso il succedersi lento e scandito dei vari riff, si alternano
sia i vocalizzi puliti che quelli in growling, imitando in tal modo uno
dei tratti caratteristici dei Thergothon. La canzone è ben fatta, ma
gli Asunder non riescono a renderla un'esperienza unica, nè
particolarmente creativa. Si tratta di una cover normale, senza infamia
e senza lode.
Cover che però risalta se comparata alla versione di "Crying Blood And Crimson Snow" degli olandesi Officium Triste (http://www.officiumtriste.com/).
Il quintetto ci propone una musica leggerina, che non riesce nè ad
essere monumentale nè a ricreare le atmosfere plumbee degli originali
finlandesi. Tutto è così nella norma, tutto è così semplice e poco
personale da rendere questa traccia decisamente trascurabile.
Soprattutto considerando che gli Officium Triste sono in giro dal
1994...
Ad impennare il livello qualitativo del CD ci pensano gli Evoken (http://www.myspace.com/evoken),
dal New Jersey. Questi cinque musicisti ci propongono una versione
stupenda di "Yet The Watchers Guard". Ecco, l'acquisto del CD varrebbe
solo per l'ascolto di questa cover. I suoni sono potentissimi e nitidi;
l'arrangiamento è perfetto, e mescola alla perfezione le ruvidezze
della chitarra con l'evocatività della tastiera. Pesantissima, è un
esempio di come il funeral doom andrebbe sempre suonato. Bellissima. Da
ascoltare e riascoltare. Sicuramente, una delle tracce più
significative (se non la più significativa) di questo tributo.
"Everlasting" è la canzone presentata dagli inglesi Imindain (http://www.myspace.com/imindain).
Non si tratta di una prova particolarmente interessante, ma bisogna
riconoscerle una freddezza, una spietatezza esecutiva uniche. Avanza
lentamente, ma mantenendo una cadenza costante: in questo senso,
"Everlasting" ha assunto le fattezze di una marcia funebre. I suoni
realizzati dal trio sono cupi ed austeri.
E' ora il turno dei finlandesi Colosseum (http://www.colosseumdoom.com/),
con "The Unknown Kadath In The Cold Waste". La loro versione non
presenta particolarità creative e, anzi, l'utilizzo delle tastiere
rende il tutto innocuo, quasi dolce. Questo arrangiamento dissipa tutte
le ombre così tipiche dei loro storici conterranei, e fa sì che la
canzone assuma quasi una natura diversa. Può piacere o meno, a seconda
dei gusti. E' suonata comunque professionalmente (ma questa
considerazione vale per tutti i gruppi qui presenti).
Squallidi ed essenziali, gli australiani Mournful Congregation (http://www.myspace.com/mournfulcongregation)
ci regalano una "Elemental" davvero antipatica e fredda, che tende ad
allontanare le simpatie degli ascoltatori. Comunque non è male, e
l'assenza di basso fa sì che il tutto risulti dannatamente rassegnato e
debole.
Di tutt'altra pasta i tedeschi Worship (http://www.endzeitelegies.com),
in questo caso rapprsentati dal solo The Doommonger. Da sempre il nome
Worship è legato a dischi di valore, ed il loro modo di proporre
"Evoken" è senza dubbio personale, freddo ed ostico. Lentissimi, i
Worship creano un senso di squallore misto alla tristezza più cupa, che
colpisce nel cuore gli ascoltatori. Ottima prova.
Doom puro, cantato con voce pulita, per i finlandesi Umbra Nihil (http://www.umbranihil.net/).
"The Twilight Fade" è realizzata con un piglio deciso, e sembra rifarsi
al doom più classico di Saint Vitus e compagnia bella. La coda
strumentale dona al tutto atmosfere leggermente settantiane. Piacevoli.
Il "Volume 1" è chiuso dal rifacimento di "Dancing In The Realm Of
Shades", canzone mai pubblicata ufficialmente e circolata tra i fan in
una cassetta di prove. Gli americani Persistence In Mourning (http://www.myspace.com/persistenceinmourning)
hanno compiuto un'opera di archeologia musicale, e grazie ai loro
sforzi la canzone ha ripreso vita. Questo trio dell'Oklahoma si
distingue per un suono davvero marcio e slabbrato, ma anche per la
solennità del loro incedere. Una prova di sufficiente personalità.
Il "Volume 2" è aperto dall'esibizione curiosa dei russi Noida (http://www.myspace.com/nojda),
che riproducono a loro modo "Evoken". Ovviamente, data la discografia
limitata dei Thergothon, è abbastanza ovvio che i gruppi qui presenti
abbiano dovuto suonare più o meno le medesime canzoni. Ma è
interessante vedere in che modo la creatività degli artisti abbia
trovato espressione. Il duo di Domodedovo ha realizzato dunque un brano
strano, dalla ritmica rituale, discretamente psichedelico anche grazie
alle notevoli suggestioni orientaleggianti. La ritmica è piuttosto
spedita, lineare, e tanti effetti sonori rendono più intrigante
l'arrangiamento. Questa versione è piuttosto lontana dalla poetica
musicale dei finlandesi, ma è un piacevole diversivo.
Ancora più lontana dagli originali è "The Unknown Kadath In The Cold Waste" reinterpretata da Otzepenevshiye (http://www.myspacecom/otzepenevshiye),
progetto solista di Arnold pR/Asterius. In realtà questa traccia non ha
nulla a che spartire con il funeral doom, ed è piuttosto un brano
industrial/dark ambient, caratterizzato da campionamenti. Originale
dunque.
Si ritorna su territori più usuali con gli americani Krohm (http://www.krohmcrypt.com/),
anzi dovrei utilizzare il singolare visto che si tratta del progetto
solista dell'artista di Seattle Numinas. Dopo le due tracce precedenti,
il ritorno di un funeral doom così ligio ai propri canoni risulta quasi
deludente. Eppure Krohm dimostra di sapere il fatto suo, sebbene non
brilli nè in quanto a fronzoli, nè in quanto a potenza. La canzone
proposta da Numinas è "Everlasting".
L'originalità ritorna ai suoi picchi con "Who Rides The Astral Wings" nella versione dei russi Inter Arbores (http://www.interarbores.doom-art.ru/).
In realtà, la canzone è riprodotta con accenti folk, a volte ambient,
che creano una tristezza senza fine, senza però essere tenebrosa. Buono
il lavoro del trio, attento ad utilizzare la più ampia gamma timbrica
disponibile, anche grazie a strumenti inusuali.
Deludenti invece i finlandesi Astral Sleep (http://www.astralsleep.net/),
autori di bei dischi, ma poco ispirati in questa "Yet The Watchers
Guard". A parte un discreto potenziale di depressione, la traccia non
va oltre alla pura routine. Comparata poi alla versione dello stesso
brano proposta dagli Evoken, questa traccia scompare nell'anonimato più
completo.
Il secondo CD sembra voler esprimere il linguaggio dei Thergothon
nelle maniera più impreviste. Ed ecco quindi far di nuovo capolino le
sonorità folk e ambient, grazie a "Crying Blood And Crimson Snow"
rivisitata dai finlandesi Aarni (http://www.aarni.info/).
Carina, con l'utilizzo del flauto e la voce mormorata. Insomma,
personale come poche volte è capitato nel corso di questo tributo.
I canadesi Axis Of Advance (http://www.aoa.arkss.net/)
propongono invece una rigorosa versione di "Elemental", che si fa
apprezzare pur non sorprendendo. Il trio non prova a cambiare le carte
in tavola, ma esercita il suo mestiere con una cover priva di slanci.
Onesti.
Ecco ora la canzone finale di questo incredibile tributo. Si
tratta di "The Twilight Fade" realizzata da Singultus, un curioso
artista inglese. Doom semplice e rozzo, con vocalizzi distorti ed
acuti. Dura solo due minuti questo brano, e sembra interrotto apposta,
bruscamente. Un errore del mio promo, o è proprio così?
Credetemi ragazzi, ci ho messo una vita e mezza per ascoltare a
dovere questo tributo ai Thergothon. Ascoltare e riascoltare, perchè
solo così è possibile scrivere una recensione decente. Ne è valsa però
la pena. Per gli amanti del funeral doom, si tratta di una
pubblicazione irrinunciabile. Non penso che ci siano tantissimi lettori
in grado di apprezzare questo lavoro, perchè il funeral doom non è un
genere adatto a tutti i palati. Ma una nicchia di appassionati non
potrà che gioire per questa nuova, interessantissima pubblicazione
della Solitude Prod, che ha finalmente omaggiato con tanta passione i
suoi numi tutelari.
(Hellvis - Maggio 2010)
Voto: 7.5
Contatti:
Mail Solitude Prod.: promo@solitude-prod.com
Sito Solitude Prod.: http://solitude-prod.com/