Mendoza
(Hellvis - Febbraio 2009)
Dopo aver recensito i due album di Mendoza, non potevamo negarci
un'intervista con l'artista! Un po' per conoscere meglio questo nuovo
"The Last Dragon", un po' per avvicinarci ai suoi punti di vista, al
suo modo di vedere le cose. Forse sarebbe stato troppo ambizioso farne
un ritratto a tutto tondo, ma comunque ci abbiamo provato. Ecco qui una
breve intervista condotta via e-mail.
Ciao Mendoza. Innanzitutto complimenti per il
tuo ritorno con "The Last Dragon". Sei totalmente soddisfatto del
tuo nuovo album? E' venuto fuori proprio come avevi programmato?
Bonasera, e grazie a te; Hellvis, per la considerazione e la
accurata e competente recensione su Shapelesszine. Sì, direi che anche
questo lavoro ha fotografato fedelmente il momento spazio-temporale
mendozesco attuale.
Che reazioni hai ottenuto dagli ascoltatori e
dalla critica musicali? C'è stata una risposta univoca, o le opinioni
si sono dimostrate molto differenti fra di loro?
Per gli addetti ai lavori il solito: chi sa, scrive... chi è
cialtrone, spara cazzate imbarazzanti. Nessuno ha bocciato il lavoro,
ma ho letto rece in cui è palese che l'incaricato/a (e enfatizzo la *a*
di una certa stordita, poverina...) manco ha letto le note di
copertina.
Dagli acquirenti del CD, vivaddio, mail di sostegno e
approvazione. Ovviamente mi chiedono quando tornerò a suonare nella
loro zona (ognuno la sua...), e rispondo che... ma credo che mi farai
una domanda apposta, più avanti...
Partiamo subito dalle cose positive del CD.
Innanzitutto, l'etichetta. Un'etichetta storica, tra l'altro. Come sei
entrato in contatto con la New LM / Crotalo? E come ti sei trovato a
collaborare con loro?
E' stata una cosa abbastanza sorprendente: avevano in distribuzione
sul loro mailorder il mio disco del 2007, e via mail, Luigi Mazzesi mi
ha chiesto: "ti va il prossimo di farlo per noi...?". Al momento ho
pensato a una battuta... ma ricontattato, mi ha confermato che non
scherzava per nulla. Ci siamo incontrati, firmato il contratto, e via.
In una tua mail privata, mi hai parlato
dell'importanza di vedere il proprio album pubblicato da un'etichetta.
Sempre più band infatti pubblicano il proprio lavoro in via del tutto
indipendente. Non che questa sia una cosa malvagia, anzi, ma spesso si
corre il rischio di sbandierare album che in realtà album non sono, ma
soltanto delle pubblicazioni alla stessa stregua dei demo. Cosa ci puoi
dire in proposito?
Mettiamola così, Hellvis: essere edito, pubblicato, e distribuito
da una casa discografica, ufficializza; certifica che esisti. Basti
pensare che qualcuno deve pur fare almeno un minimo di investimento sul
tuo lavoro: sostenere i costi di stampa, quelli fiscali, distribuire i
dischi nei negozi... è una mole di lavoro che può fare solo una
azienda, un team di persone motivate, che credono nel prodotto che
vendono.
Grazie a Dio, quella dei kids, i metallari, è ancora una delle
poche nicchie che pretendono l' "oggetto CD", stampato da glassmaster,
e non il dischettino masterizzato in casa sul PC o il flusso di dati da
scaricare e ascoltare con gli auricolari del lettore mp3. E' da un lato
una questione culturale/feticistica, dall'altro meramente economica: o
sei DENTRO il mercato, o ne sei fuori.
Vedo un sacco di shit, oggidì... su maispeis è pieno di gente che
annuncia "l'USCITA del nuovo album", e intende che si masterizzano i
loro pezzi su CD-R, e pretendono di venderli brevi manu a 5 euro...
Io credo che se nessuna etichetta ha pubblicato il tuo album, il tuo
album faccia abbastanza schifo. Così non fosse, sarebbe in vendita nei
negozi. Il malcostume dilagante, purtroppo, è che TUTTI oggi si sentono
artisti, dal panettiere alla casalinga di Voghera, e la sedicenza
ruleggia.
...Come discernere chi suona da chi grattugia malamente una
guitarra, senza stare ad ascoltare tutto lo scibile dell'esistente...?
Utilizzando come filtro proprio la pubblicazione tramite canali
ufficiali. Difficilmente una casa discografica, per quanto
indipendente, investe energie, tempo, e denaro su un cretino.
Cosa penseresti di uno che scrive con una Bic su una risma di
fogli di carta, e vendesse il risultato alla vicina di casa dicendo:
"ho fatto un libro!"...?
Da "Another R'n'R Swindle", tante cose sono
cambiate. Innanzitutto la formazione. Come mai hai interrotto i
rapporti con il cantante precedente? E ci vuoi presentare i nuovi
arrivati?
Beh... è il segreto di Pulcinella: Gabriele Grilli s'è ritirato
dalle scene del metal. Preso atto del suo cambiamento di stile di vita,
ho fatto delle audizioni, e il giovane siciliano Valentino Valenti
(cantante peraltro dei Noble Savage) è risultato il piu' convincente. A
Luca Campione, solista sempre dei Noble Savage, ho chiesto di
contribuire con un assolo su un pezzo che trovo adatto al suo stile.
Per il resto, oltre ad aver aumentato il numero di strumenti suonati da
me (nelle mie produzioni tendo a fare il più possibile in prima
persona), ho sfruttato ancora una volta la cortesia e la disponibilità
di Matteo Carnio dei Fury'n'Grace (lead guitars e ricami armonici), e
di Tonii T. (batteria).
Oltre alla formazione, "The Last Dragon" ci
presenta anche un nuovo stile. La spensieratezza e lo spirito street
del disco precedente sono quasi svaniti, a favore di una musica più
cupa, più schiettamente heavy metal, e maggiormente severa ed
inquietante rispetto al passato. Come mai questo cambiamento
stilistico? Cos'hai voluto esprimere con la musica di "The Last Dragon"?
Guarda, onestamente... non mi prefiggo mai nulla. Compongo e
arrangio senza pensare ad altro che a realizzare una bella canzone. Poi
mi fanno notare gli altri, che un pezzo è hard rock style, l'altro
decisamente metal... io sono solo in parte responsabile di quello che
faccio. Può sembrare assurdo (ed è certamente antitetico al lavoro "a
tavolino" di molti colleghi) ma la storia del Drago m'è venuta fuori
solo al momento di scrivere i testi, e viste le bozze dell'artwork di
Giuliana. Così, m'è venuta fuori la storia para-autobiografica del
drago-vecchio metallaro, che torna a ruggire (ma i draghi ruggiscono?),
sputando fuoco e metal... poi continua la scorribanda in "Night By My
Side"... e fra una balla e l'altra è uscito quasi un concept album...!
Tra i brani più belli del CD, va segnalato
senza dubbio "Spiders!", con il suo incedere doom. In più, il testo mi
ha ricordato molto i film horror/fantascientifici americani in bianco e
nero. Chissà quanti sanno che tu sei anche un appassionato di film
horror! Ci vuoi parlare di questa tua passione, e se essa potrà
influenzare in futuro la stesura dei tuoi testi?
In sintesi, il cinema attuale è troppo schizzato e giovanilistico
per me... troppa grafica a computer, effettacci volgari e sempre
quelli. Preferisco rivedere un bel filmone in B/N, magistralmente
interpretato, e doppiato da gente con dizione impeccabile, che vedere
pseudoattori doppiati da gente con le patate in bocca.
I testi scaturiscono dal caso, da accadimenti o cose che mi
colpiscono: nel caso di "Spiders!" l'idea era di celiare bonariamente
l'aracnofobia di cui soffre un amico, poi ho intravisto le potenzialità
drammatiche del soggetto, e è venuta fuori questa orda di ragni
incazzosi; anche la maniera di cantarlo doveva esprimere l'angoscia di
chi viene sepolto, si risveglia nella bara, e si trova (pure!)
circondato da tarantoloni che gli corrono per tutto il corpo. Grande
interpretazione di Valentino.
"Night By My Side" è un'altra canzone di valore, nella quale Valentino dà il suo meglio. Che ci puoi dire di questa traccia?
A livello di testo, vedi sopra. Musicalmente, le due intuizioni
sono il solo melodico di Matteo, e l'armonizzazione vocale di
Valentino: Quando il Vale ha cantato la seconda voce in studio, m'ha
talmente ricordato i cori degli Uriah Heep (il falsetto caratteristico
di Lee Kerslake), che gli ho detto "perfetto così! Buona la prima!".
L'opener "Rooster" è invece al fulmicotone, ma
è davvero stringata. Tu sei una persona che va diritto al sodo, vero?
Cosa ne pensi di quei gruppi che scrivono canzoni tanto lunghe quanto
dispersive?
Amo i vecchi Pink Floyd, i Rush... ma ritengo che nel Terzo
Millennio le divagazioni del progressive abbiano abbondantemente fatto
il loro tempo. Inoltre, è questione di gusto, misura, e mestiere: una
suite dei Rush non cala di tensione per un istante, ogni nota (o
silenzio) ha la sua specifica funzione... i Dream Theater, invece, li
trovo gratuiti e pretestuosi. Un po' come la gente che parla per ore,
senza dire assolutamente nulla.
Tra i gruppi "emergenti" italiani, poi, vedo la tendenza a rifarsi
pedissequamente e sfacciatamente ai modelli di successo commerciali
(vedi le innumerevoli band con LA cantante, che suonano tutte come i
Lacuna Coil...), e a comporre i pezzi con lo stampino... tutti i pezzi
con la medesima durata; ma cazzo, come fai a decidere a priori quanto
deve essere lunga ogni canzone??? C'è la sferzata da 3 minuti, e il
pezzo piu dilatato da 5, 6... ogni pezzo ha una propria vita, una
personalità.
Il Mendoza attuale, che tipo di musica
ascolta? Ben conosco le tue passioni musicali, e con che musica tu sia
cresciuto. Ma ora, di questi tempi, che musica riesce a darti ancora
emozioni ed a stuzzicare la tua fantasia?
Tendo ad ascoltare cose che so già mi piaceranno, e che quindi
conosco. Di roba nuova me ne piace davvero poca. Attendo ogni anno le
uscite (quelle vere, pubblicate da etichette, e che trovi nei negozi di
dischi... eh eh eh) dei soliti vecchi leoni... Black Sabbath, UFO, etc.
Il disco solista di Paul Stanley del 2006 mi è piaciuto: classico e
moderno allo stesso tempo. Attendo con ansia che esca, a distanza di 20
anni dal precedente, il nuovo Ace Frehley. Di gruppi relativamente
recenti apprezzo i Foo Fighters, sono pure andato a vederli due
volte... ma gruppi a quel livello ne vedo pochini, in giro.
Ora, un piccolo appunto. Il tuo disco contiene
tre strumentali e due remix. Certe scelte sanno molto di filler,
permettimi la cosa. E' come se tu avessi avuto troppo poco materiale
fra le mani, e ti fossi trovato costretto ad allungare il brodo. Come
mai tutto questo? Non avevi abbastanza canzoni? Blocco della
creatività?
Io scrivo pezzi in continuazione, ho allestito uno studio in casa
dove riesco a fare la maggior parte delle cose (in pratica faccio
esternamente solo la batteria e le voci), potrei farmi pubblicare
dischi al ritmo dei Kiss degli anni Settanta... se il mercato lo
permettesse. Scrivo e registro, scrivo e registro... ma sono pure
esigente con me stesso: piuttosto che fare un disco con tredici pezzi
di cui metà fan cagare, ne scelgo una rosa ristretta, e rifinisco
quelli. Ricorda anche che provengo dalla cultura dell'LP, che aveva una
precisa durata, nella quale il discorso dell'opera doveva completarsi.
Ecco, per me 35/40 minuti sono la durata perfetta per un disco: non fai
in tempo ad annoiare l'ascoltatore. Fai mente locale: quanti dei CD che
durano 60/70 minuti ascolti sempre per intero...? Quante, delle canzoni
in essi racchiuse, ti piacciono veramente...? L'Arte non si vende a
chili.
Per gli strumentali, te la sei cercata: mo' te li spiego uno ad uno.
"Thunderbass II": sento l'esigenza di buttar lì una cosa di solo
basso, sempre. Tipo affermazione di identità: "Sì, sono un bassista!".
"The Lame": il mio retaggio progressive, very Settanta. Cantare su
un pezzo in tempo dispari lo trovo grottesco. Lasciamo parlare la
musica.
"Funkabbestia": questa è una Satrianata, come le faceva lui nei
primi album, tutti strumentali. Quando il riff portante è incisivo, al
posto delle parole ci vanno le note di una solista.
Tocchiamo ora un punto dolente. La musica dal
vivo. Sò che suonare le tue canzoni è un compito arduo, per te. Non
perchè non ti cerchino, ma perchè è tutta la situazione live che non
va. Nel senso che tutti vorrebbero gruppi che suonassero gratuitamente.
Oppure, che addirittura paghino per suonare. Un giorno mi hai detto che
la scena live in Italia è morta. Approfondisci la questione.
E facciamoci altri nemici! Ah ah ah... occhio alle code di paglia.
Come tu sai, ho sempre suonato per vivere, spesso anche in situazioni
non gratificanti, ma che mi permettevano di mangiare tutti i giorni, e
di portare avanti parallelamente le mie cose. Sono quindi estremamente
addentro alle problematiche della professione (intesa come maniera di
guadagnarsi da vivere), e da qualche anno a questa parte la situazione
è degenerata sino al ridicolo. Avendo fatto anche booking per altri
artisti (anche nomi ben più rilevanti commercialmente del mio, e non
solo italiani), ti posso dire che la tendenza generale è quella di
accettare ingaggi a cifre imbarazzanti, pur di lavorare o di
promuoversi. A me non interessa entrare in competizione in una guerra
tra poveri (dove inoltre i colpi bassi, l'ipocrisia, le coltellate alla
schiena sono all'ordine del giorno, nonostante i sorrisi e gli
attestati di ammirazione sfoggiati di persona ...), e quindi vado a
suonare solo dove accettano le mie condizioni (peraltro invariate
rispetto a 6/7 anni fa... quindi immagina quanto ci possa speculare),
sennò accetto ingaggi da band spudoratamente commerciali, che almeno mi
pagano.
Visto che sei noto per la tua vis polemica,
esponici la tua opinione sul giornalismo italiano su giornale e sul
web. E cosa ne pensi dei newsgroup italiani di settore? E comunque,
ammetterai che c'è anche gente onesta e competente che scrive di
musica, o che lo fa per pura passione...
Ho capito: vuoi scatenare il vespaio. Bene, me gusta. Chi s'incazza
sa di essere nel torto. Certo che c'è chi si distingue per
preparazione, proprietà di linguaggio, passione. Come devo averti già
detto in sede privata, leggere la tua opinione è un piacere. Lo direi
anche se mi stroncassi, adducendo valide motivazioni come sai fare, sia
chiaro. Io rispetto chi merita rispetto. Come risposto alla tua seconda
domanda, ho letto recensioni scritte da cialtroni, da gente che
ostinandosi a pubblicare opinioni si rende solo ridicola e dimostra la
propria incompetenza. Sui newsgroup, poi, la regola pare quella di
confutare quanto detto dagli altri, in una sorta di colossale rissa
virtuale che lascia il tempo che trova; ormai ho ridotto i miei
interventi a un periodico aggiornamento sulle mie attività, e a qualche
post sarcastico. Lascio spazio a chi non ha altro da fare nella vita.
Cosa dobbiamo attenderci da Mendoza in futuro? Hai nuove canzoni pronte all'uso?
Come si è potuto evincere da questa corroborante, esaustiva, e
ghiotta intervista, le mie decisioni contano ben poco; è chi ha il
potere di pubblicare l'artista che decide cosa fare di lui, e sono gli
acquirenti dei dischi a motivare queste scelte. La scena underground si
supporta comprando i dischi, se l'etichetta guadagna a sufficienza,
chiede all'artista un altro lavoro, e così via.
Bene, questa breve intervista è finita. Se c'è ancora qualcosa che vuoi dire, la conclusione è tutta tua.
Fammi pensare a una frase gonfia di retorica, a una citazione colta che mi faccia fare bella figura... figa... non mi viene...
Sito internet: http://www.myspace.com/mendozametal