LA DOTTA IGNORANZA
Mi scuso col filosofo Nicola Cusano per aver osato citare il titolo della sua opera più famosa. Ritengo però che esso calzi a pennello con l'argomento di questo editoriale, che ora passo ad esporvi.
Come avrete notato, nella prima pagina di Shapeless compare sempre un annuncio: la webzine è alla ricerca di recensori preparati ed affidabili. Eppure, nonostante l'annuncio sia presente da anni, lo staff di Shapeless è sempre molto ristretto, composto principalmente dallo zoccolo duro dei recensori storici, arricchito di quando in quando dalla presenza effimera di un nome nuovo. Ma non si tratta di una questione di elite; non esiste una cupola di recensori anziani pronti a mettere i bastoni fra le ruote alle nuove leve: Shapeless Zine è davvero aperta a tutti. E' richiesto soltanto che il recensore sia in possesso di determinate competenze, che sia disposto ad adeguarsi alla linea editoriale e che il suo atteggiamento sia professionale, ma al tempo stesso appassionato, serio e coerente.
Purtroppo, di gente così ne abbiamo incontrata ben poca fino ad oggi. E' desolante tutto ciò.
In passato, ci siamo trovati in serie difficoltà, al punto da dover chiudere un occhio (anche due, talvolta) ed assumere recensori che non soddisfavano in toto le nostre aspettative, solo per smaltire il materiale in arretrato. Con conseguenze devastanti. Una webzine come Shapeless, infatti, può puntare soltanto sulla qualità: non abbiamo una grafica intrigante, non siamo pubblicizzati su tutti i media, non recensiamo generalmente i dischi dei gruppi più in voga... Possiamo solo puntare sulla serietà, la professionalità e la qualità di ciò che appare scritto sulle nostre pagine virtuali. Per questo motivo, le nostre recensioni non hanno un taglio giornalistico; per questa ragione spesso noi recensori siamo così prolissi. Da anni, abbiamo cercato di creare un rapporto di fiducia e di complicità tra la nostra zine ed i lettori, i gruppi, le agenzie e le etichette. Quando un recensore nuovo, assunto frettolosamente, produce recensioni scadenti, frettolose, con giudizi personali e non coerenti con lo standard generale della zine, allora sono guai. Una recensione malfatta affossa la nostra reputazione in un attimo; una reputazione che, per contro, ci sono voluti anni per guadagnarla.
Arrivo dunque al concetto di "dotta ignoranza". Nel corso della nostra attività, ho risposto a tante e-mail ed ho testato più recensori. Non ci crederete, ma ci sono tante, tantissime persone che si dichiarano esperte di un determinato sottogenere del metal, ed in possesso di una buona memoria storica. Salvo poi rivelarsi di una superficialità disarmante. Eppure, esistono personaggi convinti di conoscere vita, morte e miracoli di questo genere musicale, con tutti i suoi sottofiloni.
Stando alla mia esperienza, ho capito che i recensori migliori sono quelli che non sono pienamente sicuri della propria conoscenza. Ho ottenuto risultati grandiosi da tutti coloro che hanno dimostrato un atteggiamento di incertezza, un dubbio sulla propria capacità di assolvere al meglio il compito di recensore. Attenzione: non mi riferisco ad un'incertezza che nasca dalla poca preparazione. Al contrario, intendo un'insicurezza figlia dell'umiltà. Nessuno può conoscere tutto di tutto. Nessuno potrà mai leggere tutti i volumi della biblioteca di Babele, perchè sono infiniti. Anche i bambini conoscono l'affermazione di Socrate: "Sò soltanto di nulla sapere". Solo un atteggiamento superficiale nei confronti di una materia, può far nascere l'idea di conoscerla su per giù a menadito. Una contraddizione in termini, ovvio! Personalmente, per ogni conoscenza che ho acquisito in ambito metal e non solo, ne ho intraviste mille altre delle quali ero ancora ignorante. E' un processo continuo di apprendimento, che non può avere mai fine. Anche perchè si tratta di un campo di conoscenza sempre in divenire, che ha avuto un passato, ha un presente e certamente avrà pure un futuro. Per affrontare una materia così vivace ed in perpetua evoluzione, un recensore veramente competitivo non dovrebbe essere privo di almeno due componenti caratteriali: la passione e l'entusiasmo. Sono questi due i motori che spingono i recensori a migliorarsi, a crescere, a imparare e, soprattutto, a gustare ed a "vivere" questa loro attività. Il capolinea siamo noi stessi a deciderlo. Finchè c'è l'entusiasmo, non si conoscono fermate di sorta. Tanto per raccontarvi un aneddoto estremo, una sera ho incontrato in un pub, un tizio che si è messo a discutere con me di musica metal. Ha cominciato a parlarmi dei gruppi storici con i quali è cresciuto, quando ad un certo punto ho provato a spostare la discussione su alcuni gruppi più recenti. La sua risposta mi ha lasciato allibito: "Ah, ho smesso di seguire la scena e di comprare dischi, perchè tanto ormai avevo già tutto!". Per quanto questa storiella possa sembrarvi assurda, è capitata veramente. Quella persona pensava davverro di avere ascoltato e comprato TUTTO. Non credo ci sia altro da commentare. In compenso ve ne racconto un'altra. Una volta ho fatto ascoltare ad una persona un disco dei Nifelheim, e con un mezzo sorriso ho ottenuto questo giudizio: "Non credo valga la pena ascoltarli, in fondo ho già i dischi dei Venom". Ecco. Atteggiamenti simili ritraggono al meglio questo clima di "tuttologia", di immobilità mentale e di supponenza che ormai si sta diffondendo a macchia d'olio. Il risultato di tutto ciò, è che ci sono sempre meno recensori e sempre più giudici. Talvolta si tende a dimenticare quale sia il ruolo del recensore. Un recensore non deve scrivere quello che gli passa per la testa, ma deve cercare (nei limiti) di dare un giudizio il quanto più possibile obiettivo. Invece, attualmente tutti si sentono in grado di dire la loro. La loro sicurezza li spinge ad elevare all'onore degli altari alcuni gruppi, a condannarne al rogo altri, senza che dietro a queste sentenze ci sia la minima coerenza o obiettività. L'ho scritto più volte, fino alla nausea, che pretendere l'obiettività in senso assoluto sarebbe assurdo. Però esiste il buon senso. Ad esempio, ci sono dei sottogeneri del metal che proprio non apprezzo. Ma che recensore sarei, se bocciassi un gruppo valido e capace, solo perchè non suona uno dei miei generi preferiti? Al di là del gusto personale, penso sia opinabile che un recensore possegga almeno un po' di spirito critico. Altrimenti, faccia altro. Se un sottogenere metal non mi fa impazzire, questo non mi giustifica a scriverci sopra peste e corna.
Quando un'aspirante recensore mi confessa i dubbi sulla sua competenza ("Conosco la storia del metal ed ho ascoltato un sacco di musica, credo di poter essere un buon recensore, anche se non posso conoscere tutte le realtà musicali underground e non... spero però di imparare e crescere"), già mi sento di poter riporre un po' di fiducia nei suoi confronti. Perchè chi è dotto, si considererà sempre un po' ignorante. Più cose si sanno, più ci si rende conto di non saperne altre. Ed è la voglia di scoprire, di crescere, di evolversi che giustifica il lavoro, la missione di un recensore. Una missione i cui motori, come ho scritto prima, sono la passione e l'entusiasmo. E della quale l'umiltà è il fiore all'occhiello.
Fortunatamente, noi di Shapeless ci consideriamo tutti un pochettino ignoranti. E' questa consapevolezza che ci fa fremere di impazienza ogni volta che riceviamo un pacchetto di promo, ogni volta che acquistiamo un libro sulla storia del nostro genere preferito, ogni volta che scartiamo un CD acquistato, ogni volta che proviamo a mettere da parte i pregiudizi e tentiamo di ascoltare qualcosa di nuovo. E' questa consapevolezza che ci fa stare attenti, che ci spinge a leggere ed a rileggere ciò che scriviamo. Perchè sappiamo bene di poter sbagliare. Per fortuna.
(La Redazione - Febbraio 2010)