Editoriale: Pensieri e parole di un webzinaro per passione



La recensione è la linfa vitale dell'underground: di questo ne sono pienamente convinto. Chiunque può controbattere sottolineando come i pensieri di una sola persona possano essere molto opinabili, sta di fatto che nel momento in cui si parla di quel tal lavoro, lo stesso riceve indirettamente pubblicità, e può essere conosciuto dalle masse. Il file sharing è solo un bieco strumento per accrescere discografie virtuali, non per gettare il seme, spargere la parola...
Con questa "verità assoluta", quantomeno per il sottoscritto, apro le danze di quella che vuole essere la messa per iscritto dell'opinione personale a riguardo del magico mondo del giornalismo per passione, che accomuna un gran numero di persone, giovani e meno giovani, a livello italiano e mondiale, nell'intento primigenio di parlare con obiettività e franchezza di quanto si sta promuovendo. E' sottile la linea che divide la serietà dalla "spazzatura mediatica", ed è bene focalizzare l'attenzione sull'importanza di una solida base emotiva (in termini di vera e propria passione: ricordiamoci che il 99% di chi scrive di metal nel belpaese, lo fa senza un tornaconto) nonché "nozionistica" (difficile parlare di black metal quando sei cresciuto a pane e US Metal), che garantisca a chi ha deciso di condividere il proprio operato per ricevere un parere estraneo un commento non solo obiettivo sul lavoro, ma anche "qualificato". Per dirla in breve, è altamente improbabile prendere sul serio chi pretende di voler scrivere di thrash metal, quando il più delle volte si legge senz'arte né parte "trash", che tradotto dall'inglese significa spazzatura, per i meno attenti all'utilizzo corretto del termine; così come fa ridere, ed arrabbiare allo stesso tempo, chi pretende di scrivere senza avere delle solide basi (ed in molti casi mi riferisco a vere e proprie lacune grammaticali, ed incapacità nello stilare frasi di senso compiuto), stroncando molte volte album validi con sterili pretesti, e senza quella critica costruttiva che veramente pochi recensori sono veramente in grado di fornire.

Il ruolo del recensore molte volte risulta scomodo: mettetevi nei panni di una persona che si trova nella posizione di dover dare un giudizio ad un album/demo/DVD, il lavoro di una band che mette anima e cuore nel proprio progetto, ma che davvero non riesce a risultare digeribile né tantomeno avvezza alla pura tecnica strumentale... o ancora prendete l'esempio opposto, quando ci si trova ad avere a che fare con personaggi spocchiosi e montati che ti osservano con superiorità dall'alto del loro impeccabile prodotto, e (sfortunatamente per te) sono decisamente bravi e con all'attivo un cd più che valido. Converrete con me riguardo la facilità nel farsi fuorviare da questi elementi esterni nel giudizio conclusivo! Ma qualcuno dovrà pur fare questo sporco lavoro, ed è per ciò che insisto sulla necessità di serietà e coerenza con quanto si è deciso di portare avanti. Quindi, obiettività prima di tutto, seguita dalla professionalità per il proprio "passatempo".

Cosa recensire e cosa no? Domanda che sembra destinata ad una risposta univoca e data quasi per scontata: recensire ciò che piace, quindi suddividere il materiale pergiunto nella redazione di qualsiasi magazine o webzine in base ai gusti personali... chiaro, la prima cernita è così realizzata, ma quando si è in pochi e il materiale cresce a dismisura di giorno in giorno, diventa improponibile accanirsi solo su alcuni recensori oberati dalla mole superiore di prodotti legati al proprio ambito di giudizio. Non resta che venire incontro, nel limite del possibile, alle esigenze primarie delle formazioni, che in questo caso rispondono alla garanzia di poter trovare, in tempi accettabili, il parere richiesto sulla testata giornalistica / sito specializzato contattato in partenza.
A questo punto non può che essere ritenuta più che legittima la scelta di alcuni personaggi, legati all'underground metal del nostro paese (ma non solo), che decidono di scrivere esclusivamente di ciò che apprezzano e si procurano in prima persona dai diretti interessati (le band), evitando di incrementare la propria collezione con album per i quali si prova un interesse minimo, per il semplice gusto di possedere un numero maggiore di CD.
Alzi la mano chi non reputa fastidiosi quei "supporter" che contattano chiunque con mail preimpostate, chiedendo CD promozionali (ovviamente gratuiti), sottolineando che non si accettano mp3 (del discorso mp3 e promo/demo scaricabili, ne tratterò in un editoriale futuro - nd Hellvis) o CD masterizzati... una palese dichiarazione che pressappoco recita così: "...ti contatto perché voglio il tuo CD, e non ci penso nemmeno lontanamente ad aprire il mio portafoglio per comprarlo, io sono recensore e ti faccio pubblicità, quindi vedi di comportarti di conseguenza..."... Ah, dimenticavo, 2 volte su 3 non vedrete mai la vostra tanto attesa recensione comparire, perché il CD verrà relegato in un angolo e dimenticato, dopo aver dato priorità ad altre realtà, magari più interessanti o più importanti, magari perché incalzati dall'etichetta che si aspetta che i propri prodotti vengano immediatamente commentati nelle riviste e nei portali di settore. State supportando una nuova realtà, perché andare a chiedere una copia promozionale, se la band stessa non si è curata di inviarvela? Volete quel CD a tutti i costi? Compratevelo, vi sentirete di certo più coerenti con il vostro operato e con l'intento primario che vi siete prefissati.
Vi espongo poco più sotto il punto di vista più strettamente legato alla dimensione band...

Lunghezza delle recensione: problema secondario? L'argomento in questione è decisamente soggettivo, in questo caso si può trovare chi preferisce commenti limitati a paginate di "anamnesi" dettagliate fin nei minimi particolari. Poca o tanta sostanza? Chi vi scrive ritiene corretta una via di mezzo, che riesca ad inquadrare quello che la band vuol lasciare all'ascoltatore con brevi riferimenti ai brani, affiancati da un commento sull'operato, da punto di vista tecnico e con considerazioni legate alla sfera musicale di cui la band stessa fa parte. Questo poiché si vengono a creare due situazioni diametralmente opposte:
1) non è accettabile attendere mesi per ricevere poche righe, il più delle volte scritte di fretta e pessimamente;
2) recensioni troppo consistenti potrebbero essere gradite esclusivamente alla band oggetto di critica, mentre finirebbero per stancare un ipotetico lettore esterno che è la "fascia protetta" a cui si rivolge questa tipologia di supporto.

Passiamo dall'altra parte della barricata...
Ci sono band, in modo speciale quante decidono (per scelta, o per necessità) di autoprodurre il proprio disco, che rinunciano a parte dei CD pagati col sudore ed a caro prezzo, sacrificandoli per l'invio gratuito a webzines come la nostra, piuttosto che ai giornali specializzati nel settore; altre che non si curano di questo lato, forse perché troppo galvanizzate dalla risposta entusiasta di amici, parenti e vicini di casa, forse anche solo perché contente del proprio brodo, senza che sussista la volontà, o la voglia, di mettersi in gioco. Già, perché si parla proprio di mettersi in gioco, rischiando di ricavarne esclusivamente pareri controcorrente buoni solo ad inficiare il lavoro ed il tempo speso dietro alla realizzazione del lavoro. Fa tutto parte del meccanismo, ed entrando come soggetti partecipanti nel vortice, si viene risucchiati in un batter di ciglia, e ci si trova ad essere sulla bocca di molte persone, negativa o positiva che sia la visione. A questo pro, è corretto far notare come non serva a molto l'insulto gratuito, e le band intelligenti che chiedono a gran voce critiche costruttive e si vedono stroncare malamente i propri lavori, di certo non fanno che perdere fiducia in questa "propaganda".

Anche la band deve però tenere presente l'importanza degli spunti critici, e non travalicare i delineati confini fra buon senso, "autodifesa" (amor proprio) e collera... Ricordo, nella prima fase della mia maturazione musicale, un episodio narrato su un noto magazine italiano attualmente non più in stampa, vittima di un'azione legale da parte di un gruppo che non aveva gradito commenti non entusiasti sul proprio operato, finendo per scatenare un putiferio di proporzioni davvero clamorose. Se la memoria non mi inganna, il gruppo vinse la causa, ma perse nel contempo il rispetto e la credibilità agli occhi degli addetti ai lavori, ma ancor prima agli occhi del pubblico. Fu la soluzione corretta? No di certo... non siamo ipocriti: io per primo mi irrito per una recensione pessima o scritta da saccenti con sufficienza sulla mia band, ma il tempo di sbollire la sensazione di "disagio", e subito la coscienza riporta alla corretta visione del gioco, e tutto torna alla normalità...

Abbiamo la fortuna di vivere nell'era del digitale, o come dir si voglia; anche la band più infima dello stato più piccolo dell'universo può valicare i propri confini geografici e finire oggetto di interesse da parte di chiunque abbia una connessione. Questo corrisponde ad uscire dalla ristretta cerchia del passaparola, che in tempi passati era pane per i giovani gruppi esordienti. Di conseguenza ne scaturisce una notorietà a scala più vasta, che porta necessariamente a pareri anche molto discordanti fra loro; è lo scotto da pagare, bisognerà farci il callo...

L'underground va vissuto fino in fondo; un pensiero che fa ridere molti, che per molti lascia il tempo che trova, ma che consiste nella summa di una passione non retribuita che accomuna davvero tantissime persone in Italia e nel mondo. Se non vi sono i presupposti, se non si è realmente intenzionati ad un supporto attivo che scavi fin nelle viscere, fin nella più piccola realtà a cui si può dar manforte, le conseguenze possono essere l'esatto contrario di quanto prefissato inizialmente. Voi da che parte state?

(PaulThrash, Luglio 2009)